Riferimenti alla monetazione antica
Questa monetazione repubblicana predilige temi agricoli, benchè l’Italia tendesse già ad un forte sviluppo manifatturiero e industriale. La cosa notevole è che questi temi agricoli riprendono spesso quelli della monetazione antica, specie greca, siciliana e magno-greca, piuttosto che quella romana. Forse proprio a causa dell’eccesso di “romanità” imposto dal regime di Mussolini. Vediamo quindi la singola spiga che richiama quella di Metaponto (HN Italy 1553) nelle 2 lire del 1946, o la doppia spiga del 1951 che richiama ancora Metaponto o Panormos. (Hoover HGC 1698) Esiste certo il precedente dei 5 centes. Italiani del 1919. La presenza dell’arancia sul pezzo da 1 lira del 1946 è necessariamente una innovazione, dato che questo agrume è giunto in Europa nel XV secolo tramite i marinai portoghesi, ma ha l’illustre antecedente della mela sulle monete di Melos (BMC 40). Il grappolo d’uva sulle 5 lire del 1946 ha molti precedenti in Sicilia (Naxos, Cahn 17) ed in Grecia (BCD Thessaly), mentre il delfino delle 5 lire del 1951 compare su moltissime monete greche specie in Sicilia (Siracusa, Calciati 24). Il timone (in latino, gubernaculum), sempre delle 5 lire del 1951, è presente su monete greche e romane, anche se in forma diversa, visto che il timone è evoluto nei tempi.(RPC 0123 Carteia). Il ramo di ulivo lo troviamo sia sulle 10 L. del 1946 che sulle 2 lire del 1953, ed ha il duplice significato di fonte alimentare ma anche simbolo di pace (la domenica delle palme e degli ulivi, che ricorda l’ingresso di Cristo a Gerusalemme prima della Settimana Santa); l’ulivo è raffigurato sui tetradrammi di Atene ma in modo un po’ periferico (Sear SG 2527). Il ramoscello intero e ben visibile sul quadrante di Nerone è infatti di alloro (RIC 0094). Sul rovescio delle 2 lire del 1953 compare l’ape, tipico tema di Efeso e di altri luoghi della Jonia (BMC 28). Un’ape sul fiore era già comparsa sui 10 centes. del 1919. L’aratro delle 10 lire del 1951 è molto dettagliato, ma non è poi molto dissimile da quello di Centuripe (BMC 15 e 16). La scena dell’aratura delle 2 lire del 1946 invece non si ritrova come tale nella monetazione antica, dove l’aratura è rappresentata come momento rituale nella fondazione delle città (RPC 1656). La bilancia della Lira 1 del 1951 è emblema di giustizia, della AEQUITAS in molte monete romane, e compare anche isolata su alcuni quadranti (RIC 0082 v2, Filippo). Oltre ai temi agricoli, compaiono anche temi tratti dalla mitologia classica. Il bellissimo pegaso delle 10 lire del 1946 non può non derivare dagli infiniti pegasi greci, primo quello di Corinto (io però ne mostro uno punico, Jenkins 022, Jenkins 436). La testa femminile con corona di spighe della lira 1946 richiama Cerere e Demetra (Sambon 452) o anche la corrispondente punica Tanit (Jenkins 264). Resta da identificare la figura femminile con fiaccola delle 5 lire 1946: la fiaccola ricorda Demetra o Proserpina, ma anche Giunone Lucina, ma non ho trovato nell’antichità immagini simili. Questa figura, anche se appare molto classica, resta in parte misteriosa. Concludo con la cornucopia della lira del 1951. Questo è l’elemento-base di moltissime monete antiche, dalla Grecia a Roma e fino ai Nabatei (BMC 10, Vibo Valentia). Ma la cornucopia è costituita appunto da un corno, che contiene frutta, fiori o ricchezze. Per cui, quando negli anni ‘60 la svalutazione cominciò a mordere seriamente, si diffuse la battuta: Ma lo sai che la lira vale un corno?